Una pillola e, così, come andrebbe via un’emicrania, svanirebbe una vita. Spetta al principio attivo mifepristone bloccare la produzione dell’ormone progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell’utero, favorendo il distacco dell’embrione e la dilatazione del collo e provocando l’espulsione spontanea del feto, entro le 24 o 48 ore. Il sanguinamento vaginale, invece, potrebbe propagarsi anche per dieci giorni. Il farmaco è efficace entro le prime sette settimane di gestazione.
Il problema etico dovrebbe risollevare tutto ciò che gira intorno alla parola aborto e alla legge 194 che lo legalizzò, e non la volontà di renderlo meno cruento. Anticamente la pratica dell'aborto era diffusa come mezzo di controllo delle nascite. In seguito è stata proibita o limitata da quasi tutte le religioni. All'inizio del Novecento dapprima il Parlamento inglese e poi le legislature degli stati americani proibirono l’aborto provocato per proteggere le donne dalle procedure chirurgiche del tempo, che spesso mettevano in pericolo la salute della madre. L’unico tipo di aborto contemplato dalla legge era quello terapeutico, ammesso solo in caso di minaccia per la vita o per la salute della madre. In Italia l’aborto provocato non costituisce reato dal 22 maggio 1978.
La polemica, che divide l’opinione adesso come allora in obiettori di coscienza e non, scatena una reazione a catena, ed un senso di moralismo esasperato, facendoci dimenticare chi vi ricorre per seri motivi. Spaventa l’abuso che vi si potrebbe fare, come nel caso dell’aborto in sé, della pillola del giorno dopo; spaventa tutto ciò che ci renderà sempre meno umani. Una pillola, la Ru-486, che permette a quelle donne che abbiano liberamente deciso di non portare a termine la gravidanza, per necessità o per qualsiasi altra ragione, di evitare le sofferenze di un intervento chirurgico. È necessario un aborto doloroso anche fisicamente per educare le coscienze? L’aborto dolce, quello farmacologico, risale agli anni ’80, quando il ricercatore francese Etienne Emile Baulieu scoprì un potente anti-progestinico, il mifepristone.
Approvato soltanto nel 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e in Italia, dopo varie polemiche, nel 2009, dall’Agenzia del farmaco. Il 10 dicembre la definitiva autorizzazione, dopo il blocco della commissione Sanità del Senato. In Abruzzo la Giunta regionale la approva lo scorso 29 dicembre. L’entrata in vigore di questo importante provvedimento sembra passata nel silenzio più totale: le informazioni fornite da strutture mediche e consultori sono state poche e scarsamente recepite.