Vi invio la mail ricevuta il 29 gennaio dal Centro Operativo Regionale in
merito ad una allerta valanghe, con la quale dovrei inibire praticamente
tutto il territorio comunale alla frequentazione della popolazione, quindi
dei cittadini di Rapino.
Nella mail di risposta del 30 gennaio, ho dimostrato l’assurdità palese di tali indicazioni, non corroborate da dati e
cartografie, inviata dal firmatario al solo scopo di pararsi il sedere e non
a scopo effettivamente preventivo. Vi prego di leggerla con attenzione, al fine di fermare questo delirio di
deresponsabilizzazione istituzionale che sta provocando gravi danni in Abruzzo.
Questa situazione di scaricare tutte le responsabilità delle decisioni sui
sindaci, da parte di organismi tecnici che invece dovrebbero fornire
supporto e strumenti adeguati, è inaccettabile. Esattamente come sto
denunciando da giorni con ogni mezzo. Infatti questa ennesima allerta
generica, esattamente come quella della Commissione Grandi Rischi per la
possibilità di un sisma fino al settimo grado, gettano nel panico la
popolazione e rendono impossibile attuare procedure serie di prevenzione e
mitigazione del rischio.
Appare chiaro che la sicurezza dei cittadini, che si tratti di scuole o di
valanghe, non può ricadere solo sui sindaci. Non possiamo essere lasciati
soli nella responsabilità delle scelte e nell'organizzazione dei territori,
mentre scienziati e burocratici pensano a giocare solo allo scarica barile
per salvaguardarsi il sedere.
Mi riservo di portare la documentazione alla magistratura per far verificare
se nella comunicazione si riscontra, come ho spiegato nella mail, il reato
di procurato allarme.
segue testo della mail inviata :
A tutti gli Enti in indirizzo.
In merito alla mail pervenuta all'indirizzo dello scrivente sindaco e non
all'indirizzo pec del Comune di Rapino, rappresento quanto segue.
Dò riscontro oggi alla mail allegata perché leggendo il contenuto ho dovuto
rendermi conto se si trattasse di uno scherzo o meno.
Il sopralluogo effettuato in località Passo Lanciano sul pendio a monte del
Rifugio Pomilio non può essere stato effettuato. Infatti il Rifugio Pomilio
si trova in località Maielletta ad una altitudine di 1.888 metri. La
località Passolanciano invece si trova ad una altitudine di 1.300 metri
s.l.m. Pertanto non si comprende dove questa Unità Tecnico Scientifica si
sia recata per il sopralluogo e se la stessa Unità abbia compresa dove si è
recata.
Ammesso anche che il sopralluogo si sia svolto a monte del Rifugio Pomilio,
quindi a quote intorno ai 1.900 metri, appare evidente da quanto riportato
che la richiesta di allertare la popolazione sulla possibilità di rischio
valanghe e di invitarla a non frequentare le aree non abitate oggetto di
possibili rischi sia del tutto inattuabile. A tal fine si chiarisce per chi
ha scarsa conoscenza dei luoghi, tanto da confondere anche le altitudini
delle località, che la popolazione del Comune di Rapino risiede in un centro
abitato che dista oltre 7 chilometri in linea d'aria, (26,1 chilometri
stradali), dai luoghi che sarebbero stati oggetto di sopralluogo. Pertanto
non avendo avuto indicazioni precise di quali sarebbero le "aree non abitate
oggetto di possibili rischi", significherebbe che il sottoscritto dovrebbe
interdire (limitare che vuol dire?) circa 16-18 dei 20 chilometri quadrati
del proprio territorio alla frequentazione della popolazione. E tutto questo
tenendo conto "che non sono stati osservati fenomeni valanghivi nelle zone a
monte e adiacenti al rifugio".
Inoltre il fatto che ci si riferisca da parte di una Unità tecnico
Scientifica di valutazione solo alla "possibilità" di rischio valanghe, e
non alla "probabilità" è assolutamente inaccettabile per chi deve attuare
provvedimenti. Vale per le valanghe ma vale anche per le scellerate allerte
di possibili sisma.
La possibilità riguarda l’esistenza di qualcosa in senso assoluto, è una
caratteristica qualitativa e la risposta alla domanda «È possibile?» ha la
forma del sì o del no.
La probabilità riguarda invece l’esistenza in senso relativo ed è una
caratteristica quantitativa; alla domanda «È probabile?» si può rispondere
sì o no ma subito dopo viene l’altra domanda, che è la forma compiuta e
sensata di domanda sulla probabilità: «Quanto è probabile?» o anche «Quante
probabilità ci sono?». Da una Unità Tecnico Scientifica di valutazione e da
un organismo tecnico come il Centro Operativo Regionale ci si aspetta che
vengano date indicazioni e riferimenti quantitativi, cioè corroborate da
dati e numeri, affinchè il Sindaco, ultimo anello di una catena di
responsabilità, possa in scienza e coscienza prendere idonei provvedimenti.
Appare quini palese che detta comunicazione, con i suoi contenuti imprecisi
e inattuabili, sia stata inviata al solo scopo di deresponsabilizzarsi da
parte dell'autore e non al fine di permettere effettivamente di prevenire
rischi per la popolazione.
Pertanto chiedo di avere riferimenti quantitativi, e non solo oggi ma
sempre, supportati da dati certi e da cartografie e localizzazioni
altrettanto certe, che permettano di prendere concreti provvedimenti, senza
generare inutili allarmismi che hanno già danneggiato abbastanza questo
territorio e la sua economia.
Infine chiedo al Presidente della Regione, cui questa mail e relativo
allegato viene indirizzata, di valutare di rimuovere il Dirigente firmatario
di detta comunicazione per possibile procurato allarme, avendo inviato al
sottoscritto Sindaco e Autorità di Protezione Civile locale una nota che
richiederebbe l'attuazione di procedure di emergenza (limitare la
frequentazione delle aree non abitate) senza che vi sia la presenza di un
reale pericolo e soprattutto in maniera generica senza indicazioni
quantitative e localizzate.
Spero di aver riscontrato puntualmente, anche se in ritardo.
Distinti saluti
Il Sindaco di Rapino
Rocco Micucci