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Il Consiglio di Stato respinge i ricorsi per l'ospedale di Guardiagrele.

Ora si persegua la linea della Regione e dell'assessore Paolucci.

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Ieri il Consiglio di Stato si è pronunciato su tutti i ricorsi presentati
in questi anni contro la Regione Abruzzo per scongiurare la chiusura del
SS. Immacolata. Sono stati esaminati gli appelli delle forze di maggioranza
e delle opposizioni di ieri e di oggi e per ognuno c’è stato lo stesso,
definitivo, giudizio: rigettato. Anzi, per dirla molto chiaramente, sono
stati proprio definiti “improcedibili”. Ciò vuol dire che non sussistevano
neppure le condizioni per poterli proporre. Ovviamente a tutti dispiace per
questo triste epilogo delle vicende giudiziarie del nosocomio guardiese ma
va fatta una precisazione.


Se da una parte, infatti, ci troviamo di fronte ad una decisione
prevedibile, dall’altra tutti noi, o almeno buona parte di quei cittadini
dotati di lungimiranza, abbiamo la consapevolezza che se si fosse proceduto
come proposto dalla Regione e dall’Assessore Paolucci ben 8 mesi fa, ora
avremmo già una struttura funzionante e non una da smantellare. Lo dice il
Consiglio di Stato quando nel suo responso afferma che a Guardiagrele non
solo non può esserci il pronto soccorso ma, sempre secondo il Tribunale, ad
oggi non può esistere neppure l’ospedale di comunità che lo stesso
Assessore alla sanità voleva attivare da subito, così come la rems, la
psicoriabilitazione e i 40 posti di residenza anziani. Tutte proposte
avanzate dalla Regione di centrosinistra e rimaste sulla carta perché
respinte a priori a causa della campagna elettorale da fare e poi in corso.
Il piano di Paolucci per Guardiagrele non era un risultato scontanto né
dovuto e non lo è a maggior ragione adesso, dopo questa durissima sentenza.
Per questa ragione quella proposta era incredibilmente avanzata rispetto al
contesto in cui adesso bisogna muoversi ed ecco perché si sarebbe dovuto
aprire, da tempo, un confronto con la collettività che avrebbe portato ad
un risultato positivo per la nostra cittadina e quelle contigue, e sarebbe
stato un risultato del Partito Democratico.


Ora, oltre a guardare in faccia la realtà e fare i conti con le decisioni
prese, tocca rimboccarsi le maniche e ripartire da zero perché è tutto da
rifare.

Prima di tutto bisogna avere una visione del futuro. Basta semplicemente
cominciare a rispondere alla domanda: cosa vogliamo fare della nostra
città? Cosa vogliamo diventi tra dieci o venti anni?


Chiarito questo concetto di visione del domani, non rimane altro che
appellarci ai nostri rappresentanti in Regione così da evitare, come già
accaduto con Casoli, che l’ospedale venga totalmente cancellato e riaperto
da questa giunta regionale.

Insomma facciamo i conti con la realtà e guardiamoci allo specchio mentre
li facciamo: la proposta fatta dall’assessore Paolucci e dalla Asl otto
mesi fa, avrebbe potuto dare un ruolo importante a Guardiagrele, da subito
per l’assistenza sanitaria del nostro territorio sì o no? Sì, avrebbe
potuto.

Invece ci si è voluto a tutti i costi accanire su una linea difensiva che
il Consiglio di Stato ha sconfessato in ogni sua parte. Si è perso del
tempo prezioso che ha portato allo svuotamento del SS. Immacolata. Difatti,
da giovedì, anzi dal 2011, non esiste più l’ospedale per acuti ma un Punto
Territoriale di Assistenza con la sola assistenza medica ed infermierista,
senza neppure la rete di emergenza-urgenza e il primo soccorso h24 previsto
da Paolucci. Non si prenda la situazione alla leggera perché è tutto da
definire, dato che per il Consiglio di Stato, a Guardiagrele non possono
più esserci la medicina, la lungodegenza e la psichiatria, come previsto
dai decreti di Chiodi in veste di commissario alla sanità.


Più che un auspicio, ora è una necessità che l’amministrazione si metta a
disposizione della Regione, senza più tergiversare e temporeggiare con
commissioni e consigli comunali.


La condivisione e la compartecipazione alla nuova definizione del nosocomio
guardiese, da farsi insieme agli operatori, ai sindacati, al tribunale del
malato e alle forze politiche, sono sacrosante, ma questi atti devono
essere spogliati dai personalismi, dai localismi e dalla demagogia.


Adesso più che mai è indispensabile appoggiare il progetto di riforma
sanitaria in atto, far sì che questo guardi al futuro e non al consenso
dell’oggi. Si apre una fase che richiede coraggio ed obiettività, per la
sicurezza non solo di Guardiagrele ma di una zona interna molto più vasta.
Adesso c'è da recuperare il tempo perso, ed è tanto.

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