Per uscire dalla crisi, ripartiamo dal territorio

Franco Caramanico
17/09/2011
Comunicati Stampa
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"Per cercare una possibile via di uscita alla crisi che stiamo vivendo, credo che occorra costruire un modello alternativo di sviluppo che, più che alle alchimie della finanza, torni a guardare alla valorizzazione del territorio. L’Abruzzo può contare su patrimonio ambientale di grande rilievo che non riesce ad essere motore di crescita economica. Colpa di una programmazione carente e di piani di intervento sporadici e non incisivi. Per invertire la tendenza bisogna rilanciare il modello di sviluppo legato ai parchi, valore aggiunto di cui l’Abruzzo gode rispetto ad altre regioni, e lavorare per un riequilibrio tra le zone interne e la costa. ZONE INTERNE - La conservazione del nostro patrimonio ambientale, culturale architettonico rappresenta la vera e forse unica risorsa che può assicurare quel valore aggiunto di cui necessitano le attività legate al territorio. A tal proposito, come dimostrato nel suo ultimo libro dal direttore del Parco nazionale della Majella, Nicola Cimini, è necessario avere un’esatta conoscenza dei dati. Solo così si possono evitare errori di attribuzione delle risorse che andrebbe fatta in base alla dimensione territoriale ZONA COSTIERA - Nelle zone costiere invece è necessario prestare attenzione alla qualità della vita, cercando di armonizzare una crescita fin qui disordinata attraverso una pianificazione urbanistica adeguata. Importante in questo ambito il discorso sul parco nazionale della costa teatina, come sul parco Marino Torre del Cerrano ( già istituito), il parco del Piceno, la riserva del Borsacchio, il corridoio verde previsto dal QRR ormai da oltre 20 anni, tutti progetti e programmi che se realizzati migliorerebbero la qualità dell’ambiente e scongiurebbero l’insediamento di strutture industriali come il centro oli di Ortona Il pantano in cui si trova la nostra regione deriva innanzitutto da un vuoto legislativo: il governo Chiodi non riesce a dotarsi di adeguati strumenti normativi in grado di far ripartire l’economia e di produrre crescita. Proviamo quindi a tracciare una nuova agenda di lavoro".

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